Questa tecnica del monotipo - il quale non esclude enigmatiche sorprese in quanto il risultato dipende dalla quantità di materia posta sulla matrice, e dal tipo di pressione fatta dalla mano, o dall’oggetto, che preme il retro del foglio da imprimere - elimina il chiaroscuro, importante invece in pittura, e da tale soppressione del contrasto di valori, nasce un nuovo tipo di bidimensionalità, capace di respirare e pulsare, in cui i filamenti di colore servono a dare nuove conformazioni allo spazio, ma non a separare, ed anzi servono a delimitare, non limitare.
Un gruppo di lavori - quasi sempre verticali, per alludere alla presenza sotterranea affiorante della figura - con contrasti di tono cromatico, prevalentemente in bianco/nero […] si oggettivano in una costellazione di chiari e di scuri in cui ogni suggestione di plasticità viene annullata a favore della leggerezza e della vaporosità.
Simondo va dunque oltre il "pittorico" puro per comprendere l'idea di colore […] per cui la linea e il colore vanno al di là della fisicità della loro sostanza materiale, e si attestano su quella particolare condizione fenomenologica, che potrebbe anche essere definita «inconscio ottico» (Rosalind Krauss).
Secondo questo modello l'opera si realizza tra arte e vita; la linea è ridotta a nient'altro che al residuo di un'attività del segnare lo spazio, rendendo irrilevante tutta la questione del disegno.»
Marisa Vescovo, Simondo. Monotipi, ovvero la leggerezza della materia, nel catalogo della mostra Simondo. Monotipi, Spazio Bianco, Torino, 4 - 22 marzo 2013.
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Senza titolo, monotipo a nitro su carta, 1954, 70 x 50 cm |
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Giochi, monotipo a nitro su carta, 1955, 92 x 58 cm
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Figure nere, nitro su carta, 1954, 80 x 58 cm |
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