venerdì 23 dicembre 2016

Ipse dixit #2: WTF

La Repubblica on line edizione di Torino, a corredo dell'articolo sulla presentazione della mostra alla Gam "Dalle bombe al museo", ha pubblicato questa fotografia scattata dall'agenzia Ansa: la dicitura sullo smartphone della visitatrice avrebbe fatto felice la pattuglia dei situazionisti di Cosio d'Arroscia.

Ringraziamo La Repubblica e l'agenzia Ansa per l'immagine, cfr. http://bit.ly/SimondoGAM_WTF


GAM,Torino "Dalle bombe al Museo: 1943-1959". In primo piano una scultura di Jean Arp, sullo sfondo opere di Piero Simondo, Karel Appel, Asger Jorn.

Ipse dixit #1: Marziano Bernardi, «Gli Immaginisti d’Alba», La Stampa, 11 dicembre 1956

Marziano Bernardi (1897-1977), storico critico d’arte de La Stampa di Torino, commenta i «movimenti internazionali» in corso ad Alba, e in particolare i lavori degli esponenti della Bauhaus Immaginista esposti nel dicembre 1956 all’Unione Culturale di Torino.

Chi avrebbe pensato che Alba la nostra piemontese Alba capitale del tartufo, potesse diventare un centro «europeo» di ricerche, di sperimentazioni artistiche, piovendo in quella tranquilla provincia, a riunirsi con locali pittori Simondo e Gallizio, ora un danese, il Jorn, ora un olandese, il Constant, ora un cecoslovacco, il Kotik, ed altri magari valendosi dell’ «autostop», senza contare gli italiani Cherchi e Garelli con qualche loro amico? Invece così è: perché le vie del Signore sono infinite, e per quelle vie gli Immaginisti d’Alba (quelli ora citati espongono in questi giorni all'Unione Culturale alcuni i loro lavori esemplificativi dell'Immaginismo) pare debbano giungere fino a Parigi e nelle maggiori capitali d'Europa. Auguri.
Cosa sia l’ «Immaginismo», nuova dottrina estetica, sarebbe lungo ed anche molto difficile da spiegare e capire. Un manifestino ciclostilato avverte che «il movimento internazionale per una Bauhaus di immaginista presenta Debord, Constant, Fillon, Gallizio, Garelli, Jorn, Simondo, Wolman, e annunzia una conferenza sulla Storia dell'internazionale Lettrista». Seguono alcuni aforismi: «Appoggiato su dati di cui rinnova senza posa il rapporto, e che mutano per la forza dei loro stessi movimenti, l'uomo avanza», ecc. Parole oscure, come quelle, del resto, che seguono e avvertono: «l'avvenire dei vostri bambini dipende da ciò: manifestate favore dell'urbanesimo unitario», ecc. Le altre frasi sono più oscure ancora, e il tono, il piglio ricorda i vecchi (oh, quanto vecchi!) manifesti del Futurismo. La Bauhaus Immaginista, insomma, sarebbe nata come protesta, ad opera dello Jorn, contro il programma di una nuova Bauhaus di Ulm, diretta dallo svizzero Max Bill. Protesta dunque contro l'astrattismo in nome della «Immagine». 

Abbiamo cercato le «Immagini». Abbiamo visto strane forme informi, in stato di levitazione dalle chiazze, dai grumi, dalle zone, ora dense ora sottili, di un colore perlopiù violento: inoffensivi spettri innocentemente vaganti. Sembra incerto, per ora, che in essi si nasconda un programma così vasto ed ambizioso. Limitarsi dunque la cronaca, per il momento è prudente. Ma quanti programmi partorisce l'arte contemporanea? E quante vere e vitali e poetiche «Immagini»?


Marziano Bernardi, «Gli Immaginisti d’Alba», La Stampa, 11 dicembre 1956

venerdì 16 dicembre 2016

"Dalle bombe al museo": Piero Simondo alla GAM di Torino

Mercoledì 13 dicembre è stata inaugurata la nuova mostra temporanea alla GAM di Torino: "Dalle bombe al museo. 1942-1959". 

Curata da Riccardo Passoni e Giorgina Bertolino, l'esposizione racconta la rinascita delle arti visive dopo la caduta del fascismo, in parallelo alla ricostruzione della Galleria d'Arte Moderna di Torino dopo la distruzione della sua struttura 
originaria durante un bombardamento nel 1942.

In un percorso "multi-mediatico" che accosta dipinti, sculture, fotografie, scritti e design d'epoca, il visitatore potrà scoprire, tra una tela di Appel e un quadro di Jorn, un importante lavoro di Piero Simondo: "Vele". 

Realizzata nel 1962, nel pieno degli studi di Simondo sulla topologia, la tela multi-materica è stata acquistata dalla GAM nel 2004 e viene mostrata per la prima volta al grande pubblico in questa mostra, su iniziativa della Direttrice Carolyn Christov-Bakargiev.

Un'occasione da non mancare!

Dalle bombe al museo. 1942-1959, dal 13 dicembre 2016 al 14 maggio 2017
GAM Galleria d'Arte Moderna di Torino, via Magenta 31
Da martedì a domenica, h 10 - 18
Ingresso intero 10 €, ridotto 8 €

"Vele" (1962), l'opera di Piero Simondo esposta alla GAM










"Vele di Piero Simondo al fianco delle opere di Asger Jorn e Karel Appel


venerdì 9 dicembre 2016

Piero Simondo e Elena Verrone al Munch Museet di Oslo

Quest’oggi (e fino al 27 febbraio 2017) si inaugura ad Oslo, nella cornice dello splendido Munch Museet, la mostra sul M.I.B.I., Movimento per una Bauhaus Immaginista, avviato nel 1953 da Asger Jorn e successivamente integrato da Piero Simondo, Elena Verrone e Pinot Gallizio. La mostra oltre ai lavori dei citati fondatori presenta opere di Afroyim, Alechinsky, Appel, Baj, Corneille, Fontana, Matta, Rada e Sottsass.

Per maggiori informazioni: http://munchmuseet.no/en/news/the-imaginist-bauhaus
Munch Museet - Kunsthall Oslo | Dronning Eufemias - Gate 34 - Oslo


L'opera di Piero Simondo - Senza titolo del 1956 - esposta in mostra.

venerdì 2 dicembre 2016

A Torino, 60 anni fa: "E' LA LOTTA FINALE"

Pubblichiamo la traduzione della lettera (nonché le immagini della medesima) inviata da Guy Debord a Piero Simondo sessant'anni orsono, verosimilmente nel dicembre del 1956. Il testo della lettera riporta le precise indicazioni di Debord in merito alla mostra sul M.I.B.I. (Movimento per una Bauhaus Immaginista) organizzata a Torino presso l'Unione Culturale dal 10 al 15 dicembre 1956.  Il progetto di mostra fa seguito al "Congresso Mondiale degli Artisti Liberi", tenutosi ad Alba nel settembre del 1956. 
Il documento originale è conservato presso l'Archivio Simondo di Torino (*). 


Lunedì [... dicembre 1956?]

«Caro Piero,
Siamo contenti che la manifestazione di Torino possa farsi. Ma sarà il 10 [dicembre 1956, ndr.] (ancora 5 giorni di ritardo sui tempi previsti). Qui sono tutti senza soldi. Abbiamo provato a partire in macchina, in quattro. Ma non siamo riusciti a trovare i 50 litri di benzina necessari al viaggio, qui sono cominciate le restrizioni e il mercato nero non è ancora organizzato.
Ecco cosa possiamo fare:
Uno di noi (forse Asger [Jorn, ndr.]) arriverà ad Alba sabato sera. Vi porterà 8 o 10 quadri per la mostra e una registrazione di circa un’ora per la conferenza. Mi raccomando fatevi dare in anticipo le poche migliaia di lire che gli organizzatori vogliono pagarci.
Bisognerà che vi procuriate un registratore, per far sentire la nostra registrazione. Domenica dovrete anche inquadrare alla meglio i quadri che vi inviamo. E’ importante, per i quadri «lettristi» indicare al loro fianco i titoli, che sono molto lunghi (saranno scritti al contrario, vi invieremo dei fogli con i titoli scritti a macchina). Ti invio in allegato il foglio da far stampare come invito e documento della manifestazione. Spero che avrete il tempo di farlo. 

Anche qui abbiamo delle difficoltà nel preparare la mostra di Bruxelles [presso la Galleria "Taptoe", ndr.], perché dobbiamo scrivere anche il contenuto di un numero speciale della rivista edita da Taptoe. 
E' quasi certo che avremo anche una mostra a Parigi, il 15 marzo [del 1957, ndr.]. 
Come vedi, gli affari del Bauhaus marciano bene, ma un po' troppo velocemente per i nostri attuali mezzi. E' problematica soprattutto la questione degli spostamenti attraverso l'Europa. Bisogna arrangiarsi, ogni volta, con il massimo di quello che possiamo riunire sul posto. Per esempio, se la nostra mostra a Parigi si dovesse fare, penso che la tua presenza sarebbe più utile che a Bruxelles. Naturalmente se poteste venire in entrambe le occasioni sarebbe ancora meglio. 
Per riassumere, per Torino, potete contare come minimo su quello che vi annuncio ora. E forse, se le cose vanno bene, un po' di più.
Con amicizia a tutti, grazie di nuovo per l'accoglienza ad Alba.

Guy

Indicazioni per la composizione del testo

1 - ogni frase deve essere in un carattere diverso (soprattutto dal punto di vista della taglia, della dimensione dei caratteri)
2 - l’ultima frase (E’ LA LOTTA FINALE) deve essere in caratteri molto grandi, in uno stile da «manifesto».
3 - Inquadrate tutto il testo con la frase di invito. Naturalmente, completatelo con le indicazioni del luogo e delle date - cancellate o aggiungete i nomi nella lista dei partecipanti.
4 - Tradurre d’urgenza in italiano e stampare il documento fronte e retro, da un lato in francese, dall’altro in italiano.
5 - Inviateci un certo numero di esemplari così da poterli distribuire a Parigi.
»



Guy Debord, Lettera a Piero Simondo, testo manoscritto, s.l., n.d. [dicembre 1956?], Archivio Simondo, Torino.



(*) I diritti d'autore sul documento appartengono all'Archivio Simondo, e sono disciplinati nei termini della licenza "Creative Commons - Attribuzione non commerciale - non opere derivate 3.0 Unported”: è pertanto consentita la riproduzione, parziale o totale, del documento e la sua diffusione per via telematica a uso personale dei lettori, purché non sia modificata né utilizzata a scopo commerciale e l'autore e i riferimenti contenuti siano correttamente citati. 






Guy Debord, Lettera a Piero Simondo, testo manoscritto, s.l., n.d. (dicembre 1956?), Archivio Simondo, Torino.


M.I.B.I., E' LA LOTTA FINALE, testo dattiloscritto, s.l., dicembre 1956, Archivio Simondo, Torino.

venerdì 25 novembre 2016

Piero Simondo a Silkeborg

Il Museo Jorn (cfr. www.museumjorn.dk) fu avviato a Silkeborg, nel cuore della Danimarca, da Asger Jorn (1914-1973), fondatore del Gruppo CoBrA, del M.I.B.I., dell’Internazionale Situazionista, per ospitare la propria collezione che comprendeva circa 400 sue opere nonché quelle di artisti quali Léger, Picasso, Miró, Ernst, Le Corbusier e Dubuffet.

Le quattro litografie di Sandro Cherchi, Franco Garelli, Piero Simondo e Asger Jorn che oggi pubblichiamo fanno parte fin dagli anni Sessanta di questo museo: realizzate nel corso del primo “Congresso mondiale degli artisti liberi” ad Alba nel settembre del 1956, testimoniano gli scambi e i dialoghi avvenuti in quella sede, anche sul piano della produzione artistica.

Le litografie sono catalogate on line sul portale del ministero della cultura danese: www.kulturarv.dk/kid/Forside.do


Piero Simondo, Senza titolo, litografia, 35 x 25 cm, 1956.
Asger Jorn, Senza titolo, litografia, 35 x 25 cm, 1956.
Franco Garelli, Senza titolo, litografia, 35 x 25 cm, 1956.

Sandro Cherchi, Senza titolo, litografia, 35 x 25 cm, 1956.









venerdì 18 novembre 2016

Monotipi, ovvero la leggerezza della materia

«In questo caso Simondo propone un’arte tenue, e volutamente fragile, legata alla natura rarefatta della tecnica scelta, che comporta una sensibilità estrema nel maneggiare la pittura nitro su carta, trasformandola nei vari passaggi della matrice sul foglio in qualcosa d’impalpabile come il polline, o le polveri colorate degli ossidi. I risultati sono indubbiamente intensi, come se osservassimo delle superfici innervate di segni, più o meno sonori, che si irradiano nello spazio e lo dominano con la loro sensibilità barocca.

Questa tecnica del monotipo - il quale non esclude enigmatiche sorprese in quanto il risultato dipende dalla quantità di materia posta sulla matrice, e dal tipo di pressione fatta dalla mano, o dall’oggetto, che preme il retro del foglio da imprimere - elimina il chiaroscuro, importante invece in pittura, e da tale soppressione del contrasto di valori, nasce un nuovo tipo di bidimensionalità, capace di respirare e pulsare, in cui i filamenti di colore servono a dare nuove conformazioni allo spazio, ma non a separare, ed anzi servono a delimitare, non limitare.

Un gruppo di lavori - quasi sempre verticali, per alludere alla presenza sotterranea affiorante della figura - con contrasti di tono cromatico, prevalentemente in bianco/nero […] si oggettivano in una costellazione di chiari e di scuri in cui ogni suggestione di plasticità viene annullata a favore della leggerezza e della vaporosità.

Simondo va dunque oltre il "pittorico" puro per comprendere l'idea di colore […] per cui la linea e il colore vanno al di là della fisicità della loro sostanza materiale, e si attestano su quella particolare condizione fenomenologica, che potrebbe anche essere definita «inconscio ottico» (Rosalind Krauss).

Secondo questo modello l'opera si realizza tra arte e vita; la linea è ridotta a nient'altro che al residuo di un'attività del segnare lo spazio, rendendo irrilevante tutta la questione del disegno.»

Marisa Vescovo, Simondo. Monotipi, ovvero la leggerezza della materia, nel catalogo della mostra Simondo. Monotipi, Spazio Bianco, Torino, 4 - 22 marzo 2013.



Senza titolo, monotipo a nitro su carta, 1954, 70 x 50 cm
Giochi, monotipo a nitro su carta, 1955, 92 x 58 cm
Figure nere, nitro su carta, 1954, 80 x 58 cm

venerdì 11 novembre 2016

Gli amici di Piero: Asger Jorn

«Ho conosciuto Asger Jorn una sera d'agosto del 1955 ad Albisola, in una saletta del Bar Testa, allora ritrovo d'artisti.

Quando l'ho conosciuto non avevo ancora visto un suo quadro, non sapevo cosa facesse, ed ovviamente non avevo la minima idea se la sua pittura potesse interessarmi, anche se mi era stato vagamente accennato da Antonio Siri, scultore albisolese, di questo vichingo pittore calato in Italia. Non che il mio eventuale interesse per la sua pittura fosse importante: non ero e non sono un critico.

Se ci ripenso oggi, sono molto contento che le cose siano andate così: ho conosciuto Asger come individuo, come uomo, non come pittore, non attraverso il filtro sviante di un'opera, non attraverso la curiosità snobistica nei confronti di una conclamata ultra-avanguardia e di un rappresentante esotico della stessa; pertanto non attraverso entusiasmi da salotto amatoriale-galleristico (un calice di bianco, una tazza di thé, una fetta di salame su pane nero - bla-bla), né attraverso deformazioni e gelosie piccolo-pittoriche, piccolo-provinciali, piccolo-albisolesi o milanesi o copenhaghesi, o parigine etccccc. Non che io fossi più ingenuo di quant'ero, né lui, d'altronde.

Asger Jorn era bello, biondo, occhiazzurri, c'era, si vedeva, suonava l'ukulele e pareva non occuparsi d'altro, quella sera, oltraggiosamente, che di quel suo piccolo chitarrino, un giocattolo buffo nelle mani di un uomo grande e grosso, con mani di chi lavora con le mani. Dico così non per farmi vanto della mia conoscenza di lui, come se nessun altro lo avesse visto come uomo prima che come pittore, intellettuale, avanguardista post-storico, ma perché Asger diceva di sé di non essere un pittore ma di farlo, così come non era ma faceva molte altre cose.

Abbiamo cominciato a parlare insieme quella sera stessa, sul tardi, mentre gli altri pittori di Albisola folleggiavano a mezzanotte sulla spiaggia, in quella saletta di bar, dove esponevo occasionalmente, su invito degli amici Siri, Sciutto e Caldanzano, pitture su legno fatte con resine naturali, e abbiamo continuato per ore. Devo confessare che è stato come un innamoramento, una fascinazione intellettuale: parlavamo e pareva che avessimo cose da dire, che ci capissimo, che avessimo qualcosa in comune da fare e la disponibilità per farlo. Incredibile ancora oggi in questo silenzio pieno di parole che ci avvolge soffocante.

Asger Jorn aveva questo potere, era un motore e un promotore intellettuale, era un agitatore, un creatore di movimento: più tardi affascinò anche quella che è oggi mia moglie e ci mettemmo insieme a lavorare su idee la cui attualità è e mi pare innegabile: l'idea stessa di un Bauhaus immaginista che mettesse in crisi il vecchio, radicalmente, ma insieme recuperasse la necessità di un lavoro da fare, di un confronto con la realtà, di una presa di coscienza critica dei problemi, delle contraddizioni, delle stesse possibilità offerte e negate: c'era nel vecchio Bauhaus di Gropius, Klee, Kandinsky, una ricchezza di problemi e di "errori" che non può essere liquidata con spirito da storico entomologo come una farfalla infilzata e classificata per sempre e a futura memoria; l'idea che toccasse al pittore di ripensarsi l'estetica della pittura, che gli toccassero i problemi teorici della forma "sensibile"; il coraggio di parlare di dialettica, di triolettica, di arte e con azzardo di complementarità secondo Niels Bohr; l'idea di confrontare l'arte con la politica, ma anche con la scienza e la tecnologia, senza dare per scontati i presunti superamenti, le morti e le palingenesi rivoluzionarie.

Il coraggio di pensare gli apparteneva. L'aveva ancora l'ultima volta che l'ho visto, a Torino, in casa mia, nel 1968, durante un'ultima lunghissima e bella discussione. Come tutti sanno, a cinquantanove anni Jorn non c'era più. Per me, per Elena, non era l'artista ormai famoso che era scomparso ma l'amico che avevamo amato così com'era, con i difetti innegabili e le indubbie e grandi virtù.»

Piero Simondo, Ricordo Asger Jorn, 1986

[pubblicato in Sandro Ricaldone (a cura di), L'immagine imprevista, Il Canneto Editore, Genova, 2001].



Asger Jorn

Laboratorio Sperimentale per una Bauhaus Immaginista, Alba, 1956.
in alto: da destra, Piero Simondo, Gil Wolman, Asger Jorn, Giors Melanotte, Constant
in basso: da sinistra, Piero Simondo, Pinot Gallizio, Asger Jorn, Jacques Calonne. 



venerdì 4 novembre 2016

Ipse dixit: Sandro Ricaldone su Piero Simondo

«Simondo impiega o inventa tecniche che consentono di scavalcare la stratificazione di significati che l’intenzionalità e persino la manualità del pittore inevitabilmente finiscono per riproporre. Il suo obiettivo è la creazione di immagini attraverso un processo sperimentale, concepito non quale mezzo per verificare un’ipotesi ma per suscitarla; come artificio per materializzare, si potrebbe dire chimicamente, l’imprevisto. Così l’artista, attraverso le sue pratiche peculiari (imprimere, levare, coprire) tenta – per riprendere un’espressione di Odo Marquand – di ‘costringere alla resa la disciplina ufficiale della visione grazie alla capacità di vedere ciò che ancora non è stato visto'».

Sandro Ricaldone (a cura di), Piero Simondo. L'immagine imprevista, Il Canneto Editore, Genova, 2011.



venerdì 28 ottobre 2016

Simondo e la Fiera del tartufo d'Alba

Nel 1955, Piero Simondo e Pinot Gallizio si recano ad Albisola, capitale dell’arte ceramica e crocevia di avanguardie. I due vanno a esporre i loro lavori, in restituzione di un invito esteso l’anno precedente a tre artisti locali, Siri, Sciutto, Caldanzano. 
A questi (e agli altri membri della comunità estiva albisolese: Aligi Sassu, Lucio Fontana, Sandro Cherchi, Farfa, Bertagnin, Dangelo, Asger Jorn…) Simondo e Gallizio portano un fascio di grandi fogli completamente bianchi – se si esclude l’intestazione che recita “Città di Alba XXV Fiera del tartufo”; sono i manifesti dell’edizione 1955, che Simondo e Gallizio hanno preso dalla tipografia prima della “andata in stampa”, per cimentarsi loro stessi sul tema e per farli inventare e colorare dai colleghi albisolesi. 
I risultati vengono raccolti in una mostra straordinaria per freschezza, divertimento, raffinata semplicità – che forse ad Alba, quell’autunno, passa inosservata o incompresa: non ci sono infatti, nelle cronache locali, più che fugaci, imprecisi accenni.
Oggi, questi manifesti sono stati nuovamente presentati al pubblico in un’importante mostra antologica promossa da Gillo Dorfles, che ha “scoperto” il fondo dei manifesti della XXV Fiera di proprietà della Fondazione Ferrero e del Centro Studi Beppe Fenoglio, proponendone l’esposizione in occasione della Fiera di quest’anno.

Mostra "I manifesti d'autore per la Fiera del tartufo"
dall'8 ottobre al 27 novembre 2016
Centro Studi Beppe Fenoglio

Manifesto realizzato da Piero Simondo, 100 x 70 cm, 1955.

Manifesto realizzato da Pinot Gallizio e Piero Simondo, 100 x 70 cm, 1955.




venerdì 21 ottobre 2016

Il Congresso Mondiale degli artisti Liberi - INTERLUDIO - «Peinture d’ensemble»: jam session d’autunno

Résumé del primo atto:
Il Congresso Mondiale degli artisti liberi organizzato ad Alba nel settembre del 1956 segna l’incontro di diverse sensibilità attorno alla relazione tra arti e industria, nel segno di una critica al funzionalismo allora imperante.

***
Pensato da Jorn come «qualcosa a metà tra il convegno di studi, una riunione artistico-politica, un’occasione di festa», il Congresso Mondiale degli artisti liberi segna soprattutto uno snodo importante nell’avvicinamento di due gruppi d’avanguardia «internazionale», che porterà l’anno successivo alla fondazione dell’Internazionale Situazionista: il Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista (M.I.B.I.) da una parte, con Jorn, Simondo, Verrone e Gallizio, e l’Internazionale Lettrista (I.L.) dall’altra, con Debord e Wolman ai comandi.

Legati da una comune rivolta anti-funzionalista, le due internazionali hanno in realtà due visioni dell’arte e della rivoluzione piuttosto divergenti. Per il M.I.B.I., fondamentale è la questione della libertà dell’artista, della possibilità di dare alla sua attività una nuova funzione sociale attraverso una metodologia di sperimentazione collettiva: partendo dall’esempio del Laboratorio di esperienze immaginifiche di Alba, Jorn dichiara che l’obiettivo del gruppo dopo il congresso è fondare subito un «Istituto Sperimentale di ricerche artistiche». Il portavoce dell’I.L. ad Alba, Gil J. Wolman, annuncia invece nel suo intervento la necessità di abbandonare i limiti tradizionali dello sperimentalismo artistico per fondare l’«Urbanesimo Unitario», una nuova unione tra arte, architettura e urbanesimo volta a stimolare nuovi modi di vivere capaci di rivoluzionare la quotidianità degli abitanti delle città moderne.

Ad attestare l’incontro albese, oltre che a fotografie e documenti programmatici, esiste una tavola dipinta, senza titolo, firmata da Constant, Gallizio, Jorn, Kotik, Simondo e Wolman. Una peinture d’ensemble realizzata probabilmente a fine congresso* che, «come una sorta di jam session e di automodification» scrive lo storico Sandro Ricadone, «riprende il linguaggio delle peintures-mots, portandolo a uno stadio di caotico parossismo**».

Esempio delle pratiche pittoriche collettive sviluppate ad Alba dal Laboratorio Sperimentale del M.I.B.I. nel solco di CoBrA, Senza titolo può essere considerata, nella pièce dell’arte anti-funzionalista del dopoguerra, una sorta interludio jazz, un’opera-passaggio che segna l’autunno delle esperienze del M.I.B.I. e l’aprirsi di un nuovo atto in cui Guy Debord diventa sceneggiatore e attore protagonista.

Seppure a fine congresso sia l’I.L. ad aderire al M.I.B.I., il centro decisionale del gruppo si sposta sempre più verso Parigi. L'Urbanesimo Unitario, nemmeno citato nel rendiconto di fine convegno di Piero Simondo, è annunciato dal bollettino parigino Potlach di ottobre come la risoluzione finale del congresso e base programmatica della nuova "piattaforma di Alba".

--
* A causa di problemi burocratici legati alla cortina di ferro Jan Kotik arriva ad Alba alla fine dei lavori del Congresso.
** Sandro Ricaldone, «Peinture d’ensemble», testo del catalogo della mostra «Peinture d’ensemble - Alba anni ‘50. Un laboratorio di situazioni», Galleria Martano, 16 febbraio - 10 aprile 2012, Torino. Pubblicato online: http://www.quatorze.org/catapeint.pdf


Senza titolo, olio, resine plastiche, pigmenti su tavola, 1956, cm 155 x 75. Opera collettiva realizzata con Constant, Pinot Gallizio, Asger Jorn, Jan Kotik, Gil J. Wolman. 



Résolution finale du congrès approvata da Guy Debord, ottobre 1956. 

venerdì 14 ottobre 2016

Simondo e l'Internazionale Situazionista

Il 2017 si sta avvicinando e con esso il sessantesimo anniversario della fondazione dell'Internazionale Situazionista, a Cosio d'Arroscia. A tale proposito, recuperiamo alcuni passaggi della bella intervista fatta a Piero Simondo da Federico Callegaro nel 2013, in occasione della personale del Maestro tenutasi a Torino nel 2013, curata da Marisa Vescovo.
L'intervista completa è pubblicata su futura.unito.it/blog/
Ringraziamo l'autore, Federico Callegaro, per la condivisione dei testi qui riportati.


Federico Callegaro: Cosa si proponeva di fare l’Internazionale Situazionista?
Piero Simondo: Creare situazioni, che, secondo Debord, voleva dire cambiare il mondo, e scusate se è poco. Come doveva farlo? difficile a dirsi. Il problema è: le situazioni si possono creare o, in realtà, sono loro che creano noi? La nostra stessa nascita ci situa in qualche modo e da qualche parte. Banale, ma vero /.../

FC: Cosa intendevate con potenziale rivoluzionario del tempo libero?
PS: In fondo è banale: il tempo occupato, se si lavora, è più faticoso e stancante di quello in cui non si fa niente, salvo vivere il più “disoccupativamente” possibile. In un certo senso è una rivoluzione rispetto alla solita vita lavorativa: si dorme, si mangia, ci si gratta, si amoreggia (se possibile) e via dicendo. E’ tempo libero. Che il lavoro lo facciano le macchine o altri, così stupidi da non averlo capito /.../

FC: Che relazione ebbe l’Internazionale con il 68 francese? Furono la sua popolarità e le numerose adesioni a portarlo allo scioglimento?
PS: Il ’68 francese, inteso come movimento studentesco, viene dieci anni dopo e non saprei dire che rapporto ci fu, se ce ne fu uno, con il “Situazionismo”, che, come movimento “politico” non era praticamente mai esistito. I sessantottini erano i figli di una ben pasciuta borghesia, che poteva permettersi di mantenerli agli studi /.../



I fondatori dell'Internazionale Situazionista a Cosio d'Arroscia nel 1957.
Da sinistra a destra: Pinot Gallizio, Piero Simondo, Elena Verrone, Michèle Bernstein, Guy Debord, Asger Jorn e Walter Olmo (Archivio Simondo).

venerdì 7 ottobre 2016

"La vita per l'arte. L'arte per la vita". L'intervista a Piero Simondo sull'ultimo numero di "Unico", oggi in edicola.

L'ultimo numero di "Unico" (il magazine di arte, intrattenimento e stile di vita della "provincia Granda") oggi in edicola, pubblica una bella intervista al Maestro raccolta da Cristina Mazzariello, dal titolo "La vita per l'arte. L'arte per la vita", corredata da un prezioso "focus" di Sandro Ricaldone, storico e critico dell'arte, uno dei massimo esperti dell'opera di Simondo.
L'intervista riporta alcuni passaggi particolarmente suggestivi, significativi dello spirito ironico e anticonformistico del Maestro:

“... già che uno dichiari di se stesso di essere un artista è preoccupante ...”

"... (nel 1956, il) ruolo sociale dell’arte c’era davvero o in realtà l’arte era una ‘piccola baracca’ che ruotava attorno a pochi collezionisti, a pochi eletti insomma? ...”

"... io avevo questa idea: L’arte per la vita e la vita per l’arte. La gente, il mondo, preferiva il sistema delle gallerie perché era più tranquillo. Poi è chiaro che io non ho mai pensato che tutti debbano fare arte, perché sarebbe anche una gran rottura di scatole ...”

ed è corredata dalle immagini di due opere ("Senza titolo" del 1955 e "Nitropittura" del 1983) e da una fotografia di Simondo da giovane, scattata nel 1956 a Cosio d'Arroscia da Ralph Rumney.

Da non perdere!




venerdì 30 settembre 2016

A settembre, 60 anni fa: il Congresso Mondiale degli Artisti Liberi - ATTO PRIMO

Walter Gropius aveva dato alla prima mostra del Bauhaus, nel 1923, il titolo: «industria e tecnica - una nuova unità».
Noi abbiamo dato come titolo al nostro primo congresso: «industria e belle arti» - i due estremi.
Combinando le due proposizioni nello spirito dell’antica Bauhaus si avrà il vero senso della nuova impostazione: «industria e belle arti: i due estremi di una nuova unità».

(Programma del Primo congresso mondiale degli artisti liberi, Alba, 2-9 settembre 1956) 

Nel settembre del 1956 si tiene nei locali del comune e del vecchio Cinema Corino di Alba il Primo Congresso Mondiale degli Artisti Liberi, incontro dell’avanguardia internazionale riunita sotto lo stendardo dell’antifunzionalismo dal pittore-filosofo danese Asger Jorn.

Alla settimana di incontri e dibattiti partecipano artisti e intellettuali di diversi orizzonti: dagli architetti milanesi Ettore Sottsass Jr. e Agnoldomenico Pica al delegato parigino dell’Internazionale Lettrista Jil Wolman, da Enrico Baj del Movimento Nucleare e i torinesi Assetto e Garelli all’ «Arch. Constant, rappresentante dei gruppi COBRA (Olanda)», fino ai coniugi Fisher (editori di una rivista d'arte), al musicista belga Jaques Calonne e agli artisti cechi Kotik e Rada, arrivati a fine congresso a causa delle difficoltà nell’attraversare la “cortina di ferro” sovietica.

In prima linea nella preparazione del congresso ci sono gli italiani Piero Simondo, Elena Verrone e Pinot Gallizio, sodali di Jorn da circa un anno e membri fondatori con lui del Laboratorio Sperimentale del Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista, piattaforma nata in polemica con la rifondazione «funzional-capitalista» della Scuola di Ulm, il “nuovo Bauhaus” diretto da Max Bill avviato nel 1953 nella omonima cittadina tedesca.

Quale può e deve essere la funzione sociale dell’arte nell’epoca della «società delle macchine»? 
Dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, può l’arte indirizzare la tecnica verso nuovi orizzonti umanisti? Charles Percy Snow propugnava negli anni '50 una nuova unità tra scienze dure e scienze umanistiche: il congresso di Alba ripropone il tema in chiave politica, proponendo un’alleanza delle forze creatrici e critiche europee nella comune rivendicazione della valenza anti-funzionale dell’arte come strumento per una vita liberata, modello di ricostruzione alternativo alla globalizzazione del modello capitalista del Piano Marshall.

A fine congresso, dopo discussioni e defezioni, il congresso vota una base programmatica comune, che viene pubblicata sul bollettino dell’Internazionale Lettrista, Potlatch, il mese seguente.

[Continua]

Sessione di lavoro al "Primo Congresso Mondiale degli Artisti Liberi", Alba, 1956. 
In primo piano da sinistra Franco Garelli, Gil Wolman, Asger Jorn, Constant, Elena Verrone, Pinot Gallizio, Ettore Sottsass jr., Piero Simondo. 
Foto Archivio Simondo, Torino. 



Programma del "Primo congresso mondiale degli artisti liberi", Alba, 1956.
Archivio Simondo, Torino. 


venerdì 23 settembre 2016

Nasce laboratorioSimondo

Benvenuti a tutti!
Oggi nasce laboratorioSimondo, il blog che racconta le opere, il pensiero e gli eventi legati al percorso artistico e intellettuale di Piero Simondo: dall'incontro con l'avanguardia al Situazionismo, dalle esperienze militanti ai laboratori didattici fino alle produzioni più recenti, dai volumi a stampa ai testi non ancora editati.
Appoggiandoci al lavoro di studio e classificazione che l'Archivio Simondo ha svolto (e sta svolgendo) in questi mesi, pubblicheremo un post alla settimana rivolgendo lo sguardo non soltanto al passato ma anche ai riflessi che l'opera di Simondo presenta al giorno d'oggi.

Restate in contatto!

Piero Simondo nel 1963, davanti ad una sua scultura.